Sono ben due su dieci gli adolescenti italiani ad abbandonare gli studi

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Sono ben due su dieci gli adolescenti italiani ad abbandonare gli studi

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Abbandono scolastico: l’Italia è la lavagna nera d’Europa. Ogni anno sono circa 700mila i ragazzi ad abbandonare la scuola precocemente. E’ un po’ come se, rientrando in classe, i giovani si ritrovano in media con quattro compagni in meno in classe. Questi ragazzi abbandonano la scuola senza conseguire un titolo d’istruzione e formazione superiore alla scuola media inferiore: qualcuno, stando ai dati, non riesce nemmeno a concludere le medie inferiori. Queste considerazioni collocano l’Italia in fondo alla classifica europea dei ragazzi con un buon livello di istruzione.

Troppi abbandoni nella scuola italiana
Settembre non per tutti è quindi il tempo per il ritorno a scuola. È il triste fenomeno della dispersione scolastica, una condizione che mette molti giovanissimi tra i 10 e i 16 anni a rischio di bullismo, violenza, microcriminalità ed esclusione sociale. Il fenomeno, in Italia, ha assunto dimensioni preoccupanti. Con il 18,8% di ragazzi che abbandonano gli studi, l’Italia è in fondo alla classifica europea e continua a scontare un gap con gli altri Paesi la cui media è pari al 14,1%. La Germania è la più virtuosa la quota di abbandono è sensibilmente più bassa – 10,5%, seguita da Francia – 11,6% e dal Regno Unito – 13,5%. Il divario aumenta se ci si riferisce al Sud, dove la media degli abbandoni è del 22,3%, mentre si riduce nel Centro-Nord dove si attesta al 16,2%. La situazione è comunque migliorata rispetto al 2000, quando gli early school leavers risultavano il 25,3%, oltre un quarto di tutti gli studenti frequentanti. Questo significa che sono stati passi in avanti, ma mancano i presupposti per il raggiungimento degli obiettivi della strategia di Europa 2020 nel campo dell’istruzione: la previsione è la riduzione del tasso di abbandono scolastico al di sotto del 10%.

Un progetto per arginare gli abbandoni
Per cercare di limitare gli abbandoni, molte associazioni cooperano per evitare situazioni di disagio, di difficoltà in famiglia o semplicemente di scarso coinvolgimento che possono motivare un abbandono. Tra queste: Intervita Onlus, associazione che nel 2012 ha dato vita a – Frequenza200, il primo network nazionale operante sul territorio e online per fare rete contro questo fenomeno. Intervita sta elaborando – Lenti a Contatto – il primo dossier sulla dispersione scolastica e raccoglie gli interventi portati avanti in tre Regioni italiane. Sarà anche lanciata la prima Ricerca Nazionale sulla dispersione scolastica per quantificarne l’incidenza sul PIL italiano e i relativi investimenti del privato sociale. La ricerca promossa da Intervita, insieme all’Associazione Bruno Trentin di CGIL e Fondazione Giovanni Agnelli, è un progetto innovativo ed indispensabile per comprendere l’impatto del sommerso sulla dispersione scolastica. Frequenza200 intende promuovere un modello di intervento per sostenere il dialogo tra le istituzioni nazionali, le famiglie e gli enti locali per confrontarsi sulle buone pratiche e favorire un’attenzione maggiore sul tema dell’educazione: attraverso questo sistema sono stati riportati sui banchi ben 4.000 studenti.

200 giorni di frequenza a scuola
Frequenza200 – come il numero di giorni di lezione obbligatori che la scuola deve garantire per legge in Italia – è il network attivo dal 2012 in tre regioni italiane: Lombardia, Campania e Sicilia e mira a valorizzare la relazione tra la scuola e il territorio in cui si trova. Inoltre, coinvolge gli insegnanti, i dirigenti scolastici, i giovani e le loro famiglie, e gli operatori sociali in attività educative e permette loro di condividere sulla piattaforma online le buone pratiche e le proprie esperienze per metterle a sistema ed individuare un modello di intervento efficace. Il progetto pilota triennale, svolto a partire dal 2012 nelle città di Milano, Napoli e Palermo, coinvolge 2500 ragazzi nelle tre città, oltre 2500 famiglie, 800 insegnanti, 600 mamme e 100 operatori informali tra bar, commercianti, edicolanti, centri anziani. Tutte queste iniziative sono le benvenute, ma è bene precisare che l’abbandono della scuola può e deve essere evitato prima di tutto nella scelta del tipo di studio che un ragazzo intraprende. Con l’aiuto degli insegnanti delle medie si deve capire quale sono l’orientamento e gli interessi e sulla base di questi si deve effettuare l’iscrizione. È inutile iscrivere a studi umanistici un ragazzo che ha chiari interessi di tipo pratico più che teoretico, così come è controproducente indirizzare una ragazza che ama lo studio teorico a un tipo di apprendimento più concreto.

Lina Rossi

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