Il Carnevale? Forse ha un po’ perso lo smalto rispetto a quando eravamo bambini noi, genitori dei ragazzini di oggi e, più ancora, quando erano piccoli i nonni. Perché, stretto tra le sontuosità del Natale con lo sfavillio delle luci e i – troppi – regali, a ridosso della settimana bianca, un po’ offuscato da un Halloween che sta sempre più prendendo piede con le sue maschere più buffe che spaventose, il Carnevale passa a volte in sordina e ci ricordiamo di lui solo per le manciate di coriandoli sui marciapiedi e per i dolci tipici in mostra nelle vetrine. Diciamocelo: se non fossimo noi, mamme e papà, a mantenere viva questa divertente tradizione, forse i nostri figli finirebbero per lasciarlo cadere nel dimenticatoio.
Carnevale, divertimento “di una volta”
Capita così, forse, perché in realtà del Carnevale oggi c’è meno bisogno rispetto a un tempo. Un tempo, quando le occasioni per festeggiare erano davvero poche rispetto a oggi, ed Halloween era pressoché sconosciuto, il Carnevale veniva considerata la festa degli eccessi e del divertimento spinto all’estremo. Gli scherzi, anche quelli un po’ pesanti, erano accettati di buon grado. Il bicchiere con il vino finto, il chewing gum trappola, i cuscinetti posizionati ad hoc sulle seggiole degli insegnati emettevano un certo… rumore con puzzetta, erano innocenti novità, confinate a questo periodo. Per una volta non c’era limitazione ai dolci e le chiacchiere conosciute anche come: bugie, frappe, zeppole insieme alle frittelle erano la gioia di tutti. Ma, soprattutto, c’era la gioia del travestimento: per qualche giorno i bambini potevano diventare quello che avevano sempre sognato, una fatina buona con tanto di bacchetta o una principessa con un abito da sogno e una lunga parrucca fluente. I maschietti potevano dare libero sfogo alla loro vivacità impersonando Zorro o Robin Hood oppure uno sceriffo o un fuorilegge o ancora, un pirata o un supereroe. Il travestimento era amato proprio per questo: in un’epoca in cui le regole erano sicuramente più importanti di oggi, soprattutto per i bambini, il vestito da Carnevale rappresentava la scusa per essere finalmente quello che non si osava essere nella vita di tutti i giorni. Si poteva gridare, sparare con la pistola finta o essere cattivissimi; si poteva diventare l’affascinante fanciulla che normalmente si sognava solo di essere o la fata buona per realizzare tutti i sogni più nascosti. Il tutto nell’allegria più sfrenata: poi, dopo un giorno o due, tutto tornava alla normalità.
Non vuole mascherarsi? Rispettiamolo
Oggi, forse, siamo più noi genitori pronti ad insistere per ricreare quell’atmosfera di festa. Troppo spesso i desideri dei nostri figli sono già altrove. Racconta Cristina, mamma di Tommaso che frequenta la seconda elementare: “Ho scritto una mail alle mamme della classe di mio figlio, per organizzare una pizzata mascherata. E, cosa ha risposto la maggior parte dei bambini? Sì alla pizza, no alle maschere…”. Sì all’incontro, insomma, ma i travestimenti lasciamoli a casa. Certo, a qualche bambino piace ancora mascherarsi, ma sono tanti quelli che, invece, non ne vogliono sapere, perché il travestimento non può rappresentare una trasgressione in una quotidianità che concede davvero tutto e, diciamolo pure, fin troppo. Semplicemente, non interessa. Senza contare i piccoli che hanno francamente timore delle maschere: i genitori insistono, mostrano l’ultimo modello di abito da principessa o il più accessoriato costume da supereroe. E il bimbo – o la bambina – scuote il capo, mostrando quasi una sorta di timore. Non sono pochi i bimbi che temono di perdere il controllo della propria identità al di sotto di quel costume. Sono i bimbi più insicuri e introversi ed hanno bisogno quindi di essere rassicurati nella vita quotidiana per quello che sono e non per quello che potrebbero essere nascosti dentro la maschera. Per questo è bene non insistere e rispettare la sua personalità. Non è giusto farlo sentire diverso dagli altri, con le solite frasi del tipo: tutti i tuoi amici si mascherano, perché proprio tu non vuoi? Cerchiamo di comprendere i nostri ragazzi: forse a loro è sufficiente per festeggiare dipingendosi il viso e facendo baldoria con dolci e stelle filanti, ma restando essenzialmente se stesso, accettato dagli amici per quello che è.
Proviamo a creare un travestimento da soli!
Ecco l’altro lato della medaglia: i bambini a cui piace mascherarsi e, purtroppo, si scontrano con il rigore da parte dei genitori. Soprattutto in questi tempi, sono molti i genitori con grandi problemi economici, è quindi difficile far capire ad un bambino, quali siano le reali indisponibilità del budget familiare. Qualche mamma e qualche papà pensano, infatti, all’inutilità di una maschera da indossare per il Carnevale soprattutto se non si hanno fratelli o cugini più piccoli con i quali riciclarlo, un travestimento, in effetti, è una spesa non del tutto giustificata. Si può allora conciliare il desiderio di maschera del proprio bambino con l’esigenza di non spendere. Proviamo a lasciar correre la fantasia e cercare un po’ in fondo all’armadio della nonna o di qualche vicina di casa: saranno ben felice di vedere indumenti un po’ vecchiotti essere reinventati a nuova vita. Un paio di jeans con una camicia a quadri e un ampio cappello trasformeranno nostro figlio in un impavido cow-boy o in una sfrenata cow girl! Qualche vecchio foulard multicolore, assieme a un trucco sapiente sugli occhi, regalerà alla nostra ragazzina qualche ora di finzione calandosi nell’affascinante Jasmine di Aladino. Un abito da sera anni Cinquanta, ricco di volants e di lustrini, sarà uno splendido vestito da principessa. Un collant nero, un mantello dello stesso colore e una maschera sul viso saranno perfetti per tutti gli Zorro in erba. Insomma, se i nostri figli sono tra quei bimbi che amano il Carnevale, non è necessario spendere cifre proibitive ma cerchiamo ed inventiamo, questi due ingredienti uniti all’allegria predisporranno tutti ad un sano divertimento carnevalesco.
Giorgia Andretti