Bambini insonni, le regole per dormire nel lettino

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Bambini insonni, le regole per dormire nel lettino

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Sereno, pacifico, al sicuro da tutto e da tutti. Ecco come si sente un bambino quando i genitori gli permettono di passare la notte nel lettone. Attraverso la vicinanza il bambino percepisce l’affetto e le coccole della mamma, la sicurezza e la protezione del papà. Eppure è importante, proprio per la sicurezza futura del piccolo, abituarlo a dormire con piacere in un posto tutto per lui, creandogli uno spazio rassicurante in cui rifugiarsi nei momenti non sempre felici proposta dal vivere quotidiano. Abituarlo poco per volta è possibile, ecco i nostri consigli.

Il valore della sua stanza

Se il bambino si abitua a sentirsi bene e al sicuro solo tra i genitori, il lettino e la cameretta verranno sempre vissuti come un luogo per sentirsi solo e abbandonato e potrebbero essere rifiutati. Il lettone deve essere un’eccezione, un po’ come un gelato in più in vacanza. È ammesso quando si ha la febbre o il mal di pancia, dopo un litigio con un amico. Il piacere sta appunto in una piccola trasgressione, gradita di più proprio perché è al di fuori delle regole. Se durante il resto dell’anno i genitori restano affettuosi, ma irremovibili sulla necessità che il piccolo dorma nel suo letto, le concessioni non rovineranno i traguardi raggiunti. Dormire nella cameretta, per il bambino, sarà a questo punto considerato un porto sicuro. È giusto stare accanto al bambino nei momenti difficili, senza risparmiare coccole e tenerezze. Ma va lasciato nel suo lettino, restando più a lungo accanto a lui mentre si addormenta, ponendogli una mano sulla schiena, senza parlare

Ha paura di stare solo

Un momento abbastanza critico può verificarsi attorno agli otto-nove mesi di età, quando il bambino comincia a rendersi conto che il papà e la mamma non sono sempre presenti h24. L’assenza anche momentanea può mettere in crisi, soprattutto la sera, al momento di fare la nanna Non bisogna mostrarsi severi con il piccolo: non sta facendo i capricci se richiede la presenza con il pianto, sta realmente attraversando un periodo impegnativo ed ha bisogno di aiuto e di affetto per superarlo. La cosa più importante da fare è trasmettergli sicurezza. Al momento di andare a nanna bisogna fargli capire che mamma e papà sono in casa, a pochi passi da lui. E’ importante anche cogliere i piccoli segnali di sonno che il bimbo manifesta: sbadigli o stropicciamento degli occhi per metterlo subito a letto. Una ninna nanna e un racconto possono diventare un rito piacevole per accompagnarlo verso il sonno.

Ha paura del buio

Più avanti, attorno ai due anni, molti bambini cominciano a manifestare la paura del buio e l’ignoto. A questa età i bambini sviluppano una fervida immaginazione, anche a causa delle nuove esperienze che vivono ogni giorno. Così, di notte, al buio, la loro cameretta si popola di immaginarie figure di mostri. Restare accanto al bimbo non risolve il problema: infatti, non appena rimarrà da solo, avrà nuovamente paura e, oltretutto, se si abitua alla presenza di una persona accanto non riuscirà più a farne a meno. Un altro errore da evitare assolutamente è quello di fingere di cacciare via i mostri: se il bambino vede la mamma o il papà che cercano sotto il lettino o nell’armadio si convincerà che esistono davvero. Bisogna invece far capire al bambino che le figure che gli fanno paura sono solo immaginarie: con il tempo, se ne convincerà. Nel frattempo, lo si può aiutare con qualche accorgimento: pur non modificando l’orario della nanna, è opportuno mettere a letto il bambino quando ha già sonno, in modo che non rimanga troppo tempo da solo sveglio al buio. Altri sistemi utili sono lasciare aperta la porta della sua cameretta, affinché si senta vicino ai genitori e concedergli una piccola lampada accesa durante la notte. La paura del buio scomparirà col tempo, quando si renderà conto da solo che i mostri sono davvero inesistenti.

Nello Speciale sonno tante altre preziose informazioni sul sonno e come gestire le criticità.

Sahalima Giovannini

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