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Blocco delle adozioni ad Est

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In Russia, Romania e Moldavia bambini trattenuti negli istituti per il rischio di pericolose irregolarità

Costi spesso proibitivi e rischio di traffici illeciti. Per queste ragioni sono state temporaneamente bloccate le adozioni di bambini provenienti da alcuni paesi dell’Est europeo, come Romania, Moldavia e Russia.
La prima denuncia è giunta dall’Aibi, l’associazione Amici dei bambini che compare tra gli enti autorizzati alle adozioni internazionali. Il presidente Marco Griffini ha rilevato come l’alto numero di bambini adottati nei paesi dell’Europa dell’Est male si concilia con gli elevati costi che queste adozioni comportano. Nei primi mesi del 2001 – secondo i dati diffusi dalla Commissione per le adozioni internazionali – i minori giunti in Italia attraverso gli enti autorizzati sono stati 395; di questi, 125 erano ucraini, 60 bulgari, 49 romeni, 15 russi.
“I Paesi con maggior numero di adozioni – ha sottolineato l’ Aibi – sono curiosamente quelli dove le procedure per l’adozione richiedono maggiori spese”. Per l’Aibi il primato delle adozioni in questo Paese si giustificherebbe con la possibilità offerta dalla legge locale di poter scegliere i bambini negli istituti. Un gesto che dovrebbe avere come movente la solidarietà ha assunto gradualmente i caratteri del vero e proprio business.
Sono state queste le considerazioni che hanno portato prima la Russia e poi la Romania a sospendere temporaneamente le adozioni internazionali per regolamentare il settore e fissare, ad esempio come si sta ipotizzando in Romania, un tetto massimo di spesa.

Nel caso invece della Moldavia, che per ultimo ha decretato il blocco delle adozioni, le motivazioni hanno carattere anche più grave: infatti, in questo Paese le autorità hanno deciso di indagare sul traffico di bambini venduti all’estero per il trapianto di organi e per altri scopi poco chiari. La sospensione, in questo caso, e’ stata proposta dallo stesso primo ministro Vasile Tarlev e rimarrà in vigore finché i ministri della giustizia, degli interni, degli esteri e la procura generale non concludano il controllo sulla correttezza delle procedure di adozione verifichino le condizioni dei minori adottati da cittadini stranieri.
“ Purtroppo soltanto adesso i paesi dell’ Est – ha dichiarato ancora il presidente dell’Aibi Marco Griffini – si stanno accorgendo del saccheggio che e’ avvenuto nei loro paesi ed hanno deciso di difendersi. Solo accordi bilaterali e procedure chiare possono evitare eventuali illeciti”.
Sarebbe necessario, secondo l’Aibi, che Italia e Unione Europea si ponessero quali garanti dei diritti dei bambini dell’ Est e collaborassero con questi Paesi per una nuova regolamentazione. Ma, soprattutto, si adoperassero perché altri importanti paesi, tra cui gli Stati Uniti, ratifichino la Convenzione dell’Aja sulle adozioni internazionali.
Purtroppo a far le spese di questa ingarbugliata situazione sono i bambini costretti a rimanere, in condizioni spesso di grave indigenza, negli istituti. “La soluzione più immediata – ha concluso Griffini – sarebbe quella di procedere alle sole adozioni che sono state avviate con Paesi che hanno sottoscritto la Convenzione, mentre, per il futuro, occorrerà procedere alla ratifica di un maggior numero di trattati bilaterali che stabiliscano regole sicure e a garanzia dell’intergità dei bambini, oltre a rendere le adozioni completamente gratuite”.

 

Giancarlo Strocchia

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