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Affrontiamo i disturbi del puerperio

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Alcuni problemi sono legati alla naturale reazione che il corpo affronta dopo il parto, altri dipendono dal tipo del parto stesso. Vediamo insieme quali sono i più frequenti.

È una parola che fa parte forse più del vocabolario delle nostre nonne, ma niente è cambiato rispetto alle generazioni precedenti: il puerperio, il periodo di circa 40 giorni che segue la nascita del piccolo, è ancora oggi una fase molto delicata, che richiede attenzioni e un po’ di pazienza, per dare tempo al corpo di riprendersi dopo la fatica del parto.

I “morsi uterni” e le lochiazioni
Anzitutto, subito dopo il parto, l’utero, che si è notevolmente accresciuto nei nove mesi per ospitare il piccolo, inizia attraverso le contrazioni un processo per ritornare alle dimensioni precedenti, provocando dolori più o meno intensi, chiamati “morsi uterini”. In genere sono meno dolorosi al primo parto e aumentano via via per intensità in quelli successivi. Sono più forti durante o dopo la poppata, proprio perché la stimolazione del seno da parte del neonato spinge l’utero a contrarsi. I dolori uterini durano pochi giorni e vanno diminuendo di frequenza e intensità. Se il dolore è molto forte, il ginecologo potrà prescrivere un antidolorifico. Conseguenza delle contrazioni uterine sono, poi, le lochiazioni, perdite di sangue che durano circa 3 settimane, cambiando per intensità di flusso e colore, passando gradualmente dal rosso vivo al marroncino fino al giallastro e al bianco avorio. Sono i residui della gravidanza, fatti di sangue, mucosa endometriale e muco vaginale, che durante le contrazioni vengono espulsi. Durante questo periodo è importante seguire un’igiene intima accurata, cambiando con frequenza gli assorbenti esterni ed effettuando lavaggi con acqua e detergenti intimi. È consigliabile contattare il ginecologo se le perdite non accennano, dopo una settimana, a diminuire di colore o a schiarirsi.

I punti che “tirano”
Uno dei problemi più tipici del dopo parto è quello legato al dolore delle eventuali ferite. Per chi ha partorito per vie naturali, si tratta della ferita dell’episiotomia, il taglio che viene sempre più spesso eseguito lungo il perineo al momento dell’espulsione per rendere più agevole l’uscita del bambino. Il taglio viene suturato con qualche punto e richiede circa una settimana per cicatrizzare. La ferita può causare dolore nei giorni successivi al parto, soprattutto al momento di sedersi. Per alleviare il disturbo si può utilizzare una ciambella gonfiabile, da mettere sopra alla sedia per evitare di sollecitare con il proprio peso la zona della ferita. Per lenire il dolore si può usare la borsa del ghiaccio, da appoggiare sulla zona del perineo quando si è a letto. Se il dolore è molto forte e persiste dopo una settimana è opportuno contattare il ginecologo per escludere che sia in corso un’infezione. Un dolore simile è quello legato, per chi non ha subito episiotomia, a eventuali lacerazioni spontanee dei tessuti incorse durante il parto. A differenza della ferita dell’episiotomia, che essendo un taglio ha dei margini netti, la lacerazione spontanea del perineo è una ferita con margini irregolari e, in genere, richiede tempi maggiori per la cicatrizzazione.

In caso di parto cesareo
Più complessa, in genere, è la ripresa fisica dopo un parto cesareo. Anzitutto perché si tratta di un intervento chirurgico a tutti gli effetti e questo comporta nei giorni successivi difficoltà nella ripresa della minzione e delle funzioni intestinali. In secondo luogo, perché la ferita del taglio cesareo, oltre a provocare dolore una volta passato l’effetto dell’anestesia, comporta difficoltà nella mobilizzazione nei primi giorni dal parto: alzarsi dal letto, camminare, piegarsi, ma anche semplicemente ridere o tossire possono essere atti dolorosi per una donna che ha appena subito un cesareo. La ferita richiede in genere circa una settimana per chiudersi. Durante questo periodo va tenuta protetta con una garza o un cerotto medicato, dopo opportuna medicazione, e cambiata ogni volta che si bagna. La medicazione è semplice: basta tamponare la cicatrice con una garza sterile imbevuta di acqua ossigenata. Dopo la rimozione dei punti di sutura sarà possibile fare la doccia a patto di asciugare bene la ferita subito dopo.

Le fastidiose perdite di pipì
Ridere, tossire, sollevare un peso: nei primi giorni dopo il parto queste semplici azioni possono provocare una perdita involontaria di urina. È la conseguenza della distensione delle pareti vaginali e di quelle adiacenti, fra cui le fasce muscolari che sostengono la vescica, al momento del passaggio del bimbo durante il parto. L’incontinenza dura da pochi giorni ad alcune settimane: se permane più a lungo, è bene contattare il ginecologo, che può consigliare esercizi specifici per ridare tono ai muscoli della vescica.

 

Nicoletta Modenesi

 

Ha collaborato:
Dott. Massimiliano Monti

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