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Bambine e anoressia

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Le ultime ricerche confermano l’allarme lanciato dagli specialisti: l’età a rischio continua a scendere

Belle e magre. Proprio come le modelle e le attrici ammiccanti dalle riviste e dai manifesti pubblicitari. Il fascino che inizia e finisce nelle forme esteriori. Il culto di una bellezza “standard” a tutti i costi che non lascia spazio a divagazioni. La bellezza non si valuta “a peso” e può avere molteplici forme, il fascino è qualcosa che va al di là di ciò che si appare, l’intelligenza e la profondità di pensiero sono doti assai più rare ed efficaci che non la sola estetica e, per di più, le “bamboline” stancano presto e sono facilmente sostituibili. Messaggi a vuoto, miseri e disperati tentativi di convincere chi della ragione di saggi e poeti non sa che farsene. Troppa filosofia. “Noi vogliamo solo essere belle e magre”. E’ questa l’ossessione che sempre più coinvolge le adolescenti. E non soltanto loro. A quanto pare il “problema” della linea perfetta non riguarda più esclusivamente le ragazzine di 14 o 15 anni, ma interessa persino le bambine di sei anni che, già dal primo anno di scuola, si dichiarano scontente del proprio aspetto fisico e vogliono dimagrire. E’ l’allarmante risultato di una recente indagine condotta alla Flinders University of South Australia.

Piccole donne filiformi
Lo studio ha preso a campione 80 bambine dai cinque agli otto anni che avevano lasciato trapelare un’insoddisfazione per il proprio aspetto fisico e si accingevano ad iniziare delle diete. Il 47% delle piccole ha dichiarato che, in particolare, vorrebbe essere più magre, mentre quasi la totalità delle intervistate ha espresso il convincimento secondo il quale per guadagnare popolarità fra i coetanei occorre avere un corpo filiforme. Ben il 71% delle bambine più grandi, di età tra i sette e gli otto anni, vorrebbe essere indiscutibilmente più magra. Incapaci di leggere e scrivere e anche di esprimere il proprio disagio, ma già pronte a scrutarsi fra loro, le piccole insoddisfatte del loro corpo vivono, in silenzio, il proprio “dramma” di piccole “donne” di scarso successo perché paffutelle ed iniziano a ipotizzare di affrontare una dieta per rendere la propria immagine più accattivante. Ben il 45% delle bimbe intervistate ha infatti affermato che, se ne avesse bisogno, intraprenderebbe una dieta ed alcune hanno poi ammesso di farlo già.

Il pericolo anoressia
Il fatto è che questa voglia di magrezza conduce sempre più spesso a problematiche alimentari, quali l’anoressia, gravi e complicate nelle cure. L’Associazione britannica per i Disturbi Alimentari (EDA) ha commentato lo studio con allarme notando che, nonostante il rischio più alto di incappare in un disturbo alimentare sia tra i 13 ed i 15 anni, periodo più critico nella crescita individuale, l’età di insorgenza dell’anoressia si va progressivamente abbassando e riguarda spesso bambine di 8-10 anni. I dati sono sconcertanti e il coordinatore dell’indagine li ha spiegati così: “Molti studi in passato hanno centrato l’attenzione sull’influenza dei genitori come fonte principale di informazione per i bambini, ma adesso non è più così. Non a caso quando scarsa autostima e insoddisfazione per la propria immagine fanno capolino per la prima volta nella mente di una bambina, l’unico grosso stravolgimento in atto nella sua vita è proprio l’ingresso nel mondo della scuola, che, quindi, ha di certo un peso maggiore dei genitori in questo processo di sviluppo. La pressione da parte dei coetanei, studiata ampiamente tra gli adolescenti e finora considerata irrilevante nel caso dei più piccoli, potrebbe essere invece particolarmente decisiva”.

Il valore di un’informazione corretta
Andrew Hill della Leeds University Medical School ha invece sottolineato l’importanza di campagne di educazione alimentare corrette e non allarmistiche. Secondo Hill, infatti, precedenti ricerche condotte su 200 bambini britannici di otto anni dimostrano come i giovanissimi hanno assorbito a fondo il messaggio contenuto nelle varie campagne contro l’obesità. E aggiunge “per fare in modo che la gente si interessi ad un determinato problema, bisogna renderlo evidente e sottolinearne la gravità. Bisogna però stare attenti a non rendere paranoico chi è grasso. Vogliamo che chi è grasso prenda provvedimenti, non terrorizzare i giovani”. Dean Jade del Centro Nazionale per gli Studi sui Problemi Alimentari ricorda invece che i risultati dello studio devono essere trattati con cautela: “I bambini possono spesso indicare un’immagine filiforme come la più desiderabile, ma non hanno problemi a socializzare con compagni di scuola di tutte le forme e taglie”.

Quando la ragione incontra i mass media
Ci si potrebbe sentire “rincuorati” da queste osservazioni e soprattutto nel pensare che tutto sommato la ricerca è stata condotta su bambini d’oltreoceano. Ma purtroppo non è così. I bambini sono bambini ovunque ed ovunque influenzabili tra loro e da agenti esterni. E, ad influenzare anche i piccoli nostrani c’è il proverbiale “cinismo” dei bambini, che non esitano a prendere in giro il coetaneo più grasso, più basso o più miope. E poi, immancabile c’è l’impatto con i media e gli status symbol che governano il mondo occidentale e che davvero non risparmia nessuno. Non ha confini né, a quanto pare, limiti di età. Veline, letterine, ballerine, top model conquistano gli schermi solo con la propria immagine e con essi soldi, successo e calciatori futuri mariti. Sarà pure effimero ma di fatto il mondo, oggi, va così. E questo non sfugge ai piccoli a cui è necessario offrire valori alternativi, motivazioni che accrescano autostima, realtà parallele a quella “virtuale” della bellezza. Situazioni in cui potersi riconoscere e attraverso le quali imparare finalmente a sostenere il valore di una ragione che non si scambia con la maggioranza.

 

Paola Ladogana

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