Era un notte di Marzo del 2008. Francesca mi chiamò dalla sua stanza lamentandosi. Mi alzai con gli occhi chiusi. Erano le tre, fuori pioveva a dirotto e faceva un freddo cane e fuori con il vento I cipressi del nostro viale emettevano il solito lamento.
Il riscaldamento autonomo si era spento automaticamente, come di consueto alle 23,00. ed il freddo pungente si faceva sentire. Accesi la luce della stanza, quella vicino alla porta, oltrepassai il piccolo andito ed entrai nella camera delle bambine dove vidi Fiorenza seduta sul letto che tossiva.
Francesca si stropicciava gli occhi e quando le toccai la fronte mi accorsi che aveva la febbre e aveva vomitato sul cuscino e sulla coperta. La presi in braccio: era tutta bagnata.
Dal piano di sotto del letto a castello Fiorenza scese senza scarpe e mi abbracciò i fianchi. Anche lei era calda. “Ci siamo – pensai – hanno tutte e due la febbre!” – “Fiorenza vai nel lettone che lavo Francesca e ti raggiungo, ma mettiti sotto le coperte e copriti bene!”
Le toccai la fronte e la sua febbre non doveva essere troppo alta. Francesca invece scottava.
La sedetti sopra il lavandino del bagno e le tolsi il pigiama che era tutto bagnato. Aprii l’acqua fredda e le misi i piedini nell’ acqua. Le asciugai il viso e i capelli poi le cambiai la canottiera. Rimanemmo li un quarto d’ora e dopo averle passato la spugna sulle gambe l’acqua fredda cominciò ad abbassare la febbre. Allora l’asciugai di nuovo e le misi il pigiama pulito, poi la portai a letto.
Fiorenza ci aspettava e quando entrammo sotto le coperte mi misi al centro così da stare vicino ad entrambe. Le bambine si strinsero a me ed io dissi loro: “Ragazze, ricordatevi, questa è la felicità!”
Papà Massimo