I nostri ragazzi stanno definendo la propria identità in questa fase delicata di crescita. Più o meno a partire dalla seconda media, infatti, i comportamenti cambiano e le compagnie contano sempre di più nel definire i valori che avranno peso sul loro futuro. Se abbiamo fatto un buon lavoro, mamme e papà state tranquilli: non sarà stato tutto inutile…anche se a tratti negli anni a venire saremo tentati di crederlo.

Uscendo dall’infanzia ci si scontra con la realtà. A scuola e in famiglia l’asticella delle responsabilità viene settata all’improvviso più in alto. Adesso non sei più un bambino, una bambina, e ci aspettiamo che tu cresca, che tu faccia tuoi valori e gli obiettivi familiari e sociali. Già questo, per ragazzi spesso non preparati da piccoli alle responsabilità – fino all’anno prima eravamo noi stessi genitori a giustificare comportamenti poco appropriati facendo spallucce… dicendo: è l’età… crescerà! –  è faticoso. Agli stimoli del corpo che cambia, all’inquietudine fisiologica, si somma la ricerca di se stessi. Ci si definisce sovente contro qualcosa o qualcuno. Contro l’ordine costituito, le regole, l’ipocrisia, i doveri…ed è facile assurgere a leader negativi. O imitarli inserendosi nella corrente per quieto vivere.
Proprio questo motivo, tanto di cappello a ragazzini come Vale e Ricky che hanno scelto di definire se stessi nel modo sicuramente più difficile: contro l’ingiustizia, contro l’ignavia dei più e lo strapotere di ragazzini viziati. È dura la lotta per uscire dall’uovo ma con esempi così si rischia davvero di mettere in campo una generazione migliore. Ed era ora!