Ipotiroidismo nella prima infanzia e nell’adolescenza

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Ipotiroidismo nella prima infanzia e nell’adolescenza

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L’ipotiroidismo nei neonati e nella primissima infanzia è il risultato di problematiche tiroidee materne. Il 15 – 20% dei casi risponde ad una patologia ereditaria, infatti a questi bambini la ghiandola della tiroide può svilupparsi con difficoltà e quindi restare piccola dando come effetto una minore produzione dell’ormone tiroideo, oppure, può risultare del tutto assente. Il 10% circa dei neonati affetti da ipotiroidismo è dovuto ad uno sviluppo anomalo della ghiandola tiroidea, anche in questo caso si ha una scarsa produzione dell’ormone tiroideo. Tra i segni importanti si riscontra un problema all’accrescimento a causa dell’alterato metabolismo basale e problemi legati allo sviluppo cognitivo.

In gravidanza lo iodio è necessario
Tutte le donne in età fertile, soprattutto se stanno pensando di avere un bambino, è necessario che vengano sottoposte ad un controllo della funzionalità tiroidea, così da assumere la terapia per correggere eventuali carenze ormonali. Inoltre, la futura mamma deve assumere ogni giorno, non appena il test di gravidanza dà esito positivo, una quantità adeguata di iodio: almeno 200 mcg al giorno, soprattutto se vive in una zona dove la carenza di questo minerale è endemica. Sarà comunque il ginecologo a stabilire l’eventuale terapia sostitutiva.

Da piccolissimi, l’ipotiroidismo congenito
Circa un neonato su 3.000 viene al mondo con un problema di ipotiroidismo congenito, dovuto solitamente a un difetto nello sviluppo della tiroide durante i primi mesi di gravidanza. I segni clinici non si vedono subito alla nascita, questo perché una parte degli ormoni tiroidei materni vengono trasmessi al piccolo e per un paio di mesi la copertura ormonale è assicurata. I primi segni della patologia possono essere: ittero neonatale, difficoltà ad alimentarsi al seno per mancanza dell’energia necessaria alla suzione, gonfiore addominale ed in generale è poco reattivo e sonnolento. E’ il classico neonato buono: di fatto non ha neanche l’energia per piangere. Se non trattata, la problematica ormonale, può causare seri problemi di ritardo cognitivo. Fortunatamente nel nostro paese da diversi anni esiste un test neonatale per rivelare questo tipo di problematica, ovviamente viene effettuata in ospedale. Un semplice prelievo di sangue, del quale il bambino non si rende conto, consente di scoprire, prima ancora della comparsa dei segni, se il piccolo è ipotiroideo, se ha la fibrosi cistica o la fenilchetonuria. In caso di test positivo, il bimbo e la famiglia vengono indirizzati ad un centro di riferimento per ulteriori approfondimenti diagnostici. In questo modo è possibile iniziare presto il trattamento specifico, ovvero, l’ormone sostitutivo da assumere per bocca. Quanto prima si inizia la terapia tanto migliori saranno le prospettive di vita del neonato sia rispetto al sistema nervoso del bambino, sia al resto dell’organismo affinché si sviluppino perfettamente.

Da grandi, le tiroiditi
Anche il bambino già grandicello e l’adolescente possono avere problemi di tiroide: la malattia a carico di questa ghiandola nell’età adolescenziale è la tiroidite di Hashimoto. Questa è una malattia autoimmune della tiroide, l’organismo subisce di fatto un auto attacco dalle sue stesse cellule, dando vita ad una reazione immunitaria anomala. Di solito questa forma patologica si manifesta dopo la pubertà, specialmente nelle ragazze, ma qualche volta compare anche nell’infanzia. La tiroidite di Hashimoto ha gli stessi segni dell’ipotiroidismo: stanchezza eccessiva, pelle secca, stipsi, rallentamento della crescita, ritardo del menarca e tendenza a ingrassare con facilità. In caso di dubbio è importante parlarne con il pediatra, attraverso una ecografia della tiroide mirata ed il controllo degli anticorpi anti-tiroidei, lo specialista sarà in grado di stabilire se si tratta o meno di ipotiroidismo patologico..

Sahalima Giovannini

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