L’isolamento acuto può innescare la ricerca affannosa di spazi social in cui condividere il tempo. Purtroppo, la realtà virtuale dei device non è sempre accomodante con la realtà, creando di fatto dei circuiti virtuali disagiati a livello neurofisiologico. A livello cognitivo vengono attivate risposte comportamentali automatiche simili alla ricerca di cibo quando si ha fame e, il più delle volte è proprio dai social che si generano i disagi psichici: stati di ansia, depressione, disturbo ossessivo-compulsivo e tic vari. Per quanto riguarda i Tic è necessario fare molta attenzione a non confondere il movimento involontario con la sindrome di Gilles de la Tourette. In questa sindrome i bambini iniziano con semplici tic motori del viso e spesso nella prima infanzia hanno uno o due tic alla volta che cambiano in un periodo di settimane o mesi.
L’evoluzione dei tic da social è molto diversa rispetto alla sindrome di Tourette. Questi movimenti sono a rapida insorgenza e con movimenti di grande ampiezza e per questo possono provocare anche autolesionismo o possono essere diretti verso altre persone, come ad esempio vocalizzazioni complesse consistenti nella ripetizione di parole casuali. Molte delle stesse parole e frasi sono in comune tra i pazienti. La ricercatrice dott.ssa Pringsheim del Department of Clinical Neurosciences, Psychiatry, Pediatrics and Community Health Sciences at the University of Calgary, ha iniziato a cercare un modello di malattia comune per spiegare le somiglianze nella fenomenologia che stavano osservando a proposito di questo nuovo tic. Nella sua attività la ricercatrice aveva notato che nelle ultime quattro settimane sei persone avevano pronunciato e continuavano a farlo la stessa parola identica parola. La sua meraviglia è stata giustificata dal fatto che in venti anni non le era mai capitato una concordanza simile. La ricercatrice canadese è andata alla ricerca di qualcosa che potesse stimolare l’input della parola in oggetto dei tic, quando sua figlia, adolescente, le ha mostrato alcuni video su TikTok i cui personaggi simulavano la caricatura dei sintomi della Tourette. Con stupore la dott.ssa Pringsheim ha scoperto che on-line ci sono centinaia di video che mostrano comportamenti simili a tic pubblicati da giovani di tutto il mondo. Alcuni di questi account hanno milioni di follower e visualizzazioni. A questa informazione è stato aggiunto il fatto che durante la pandemia, TikTok ha triplicato il numero di spettatori attivi, da qui a trarre le conclusioni per avviare un lavoro globale è stato un attimo. La ricercatrice e il suo team ritengono che i video di TikTok possano essere uno stimolo primario per attivare comportamenti funzionali simili a tic sulla base di un meccanismo di modellizzazione della malattia, ed essere anche un innesco per tic simili. I fattori di stress psicosociali legati alla pandemia e possono agire come un secondo stimolo ad innescare l’espressione clinica dei sintomi in individui suscettibili come gli adolescenti, con reazioni sociali e ambientali che li rafforzano o li intensificano inavvertitamente.
Nell’ultimo anno la stragrande maggioranza dei giovani ha sperimentato sbalzi di umore, disturbi del sonno, disturbi dell’alimentazione, seguiti dal desiderio di stare soli. In aumento anche l’accesso e la visione di materiale pornografico, il consumo di tabacco e di alcolici, così come quello di droghe e del gioco d’azzardo. Desta preoccupazione anche l’aumento degli episodi di cyberbullismo: un ragazzo su sette dichiara di avervi assistito e uno su dieci di esserne stato vittima. Le difficoltà aumentano quando entrano in gioco i rapporti con gli amici con i quali ben il 58% dichiara di avere difficoltà a mantenere rapporti corretti. Di fronte a queste difficoltà, ormai evidenti agli occhi di tutti, gli adolescenti hanno bisogno di essere ascoltati. Gli esperti di Cittadinanzattiva che hanno condotto la ricerca affermano che i ragazzi esprimono sofferenze e disagi profondi anche perché per sedici mesi si sono sentiti non considerati, silenziati, invisibili.
Suggerire ai genitori come limitare la dipendenza da social è un nostro compito di medici della salute psico-fisica, ecco quindi alcune semplici regole:
Dottoressa Rosalba Trabalzini,
psichiatra, psicoterapeuta CBT, laureata in psicologia clinica
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