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La clamidia è una causa frequente di infertilità, non trascuriamola

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Negli ultimi tempi si è assistito al ritorno di malattie sessualmente trasmesse, complice la scorretta cultura sessuale degli strati più giovani della popolazione. Hanno ricominciato a far parlare di sé malattie come la sifilide, la gonorrea, ma anche altre meno preoccupanti, come per esempio la clamidia. Questa infezione, in un paese come l’Australia è diventata la più diffusa infezione trasmessa per via sessuale, soprattutto tra i più giovani. E a farne le spese sono soprattutto le ragazze che, una volta cresciute e decise a diventare madri, si trovano a fare i conti con le conseguenze dell’infezione trascurata: difficoltà a restare incinta, nascite premature e addirittura fine prematura del feto.

Infezioni sessuali e parto prematuro
Lo ha dimostrato una ricerca condotta dalla Scuola di sanità pubblica e medicina comunitaria
dell’Università del Nuovo Galles del sud, in Australia appunto. Sono stati esaminati i dati relativi a oltre 350 mila nascite, concentrandosi sulle caratteristiche delle gravidanze delle donne nelle quali era stato possibile fare diagnosi di clamidia, ma anche di gonorrea. La clamidia, nello specifico, era stata diagnosticata a circa 3650 donne, poco più dell’1% tra quelle esaminate. Lo studio, guidato dalla professoressa Bette Liu e pubblicato sulla rivista Sexually Transmitted Infections, ha riscontrato in quel gruppo un rischio aumentato del 17% di parto spontaneo prima di 37 settimane e del 40% di parto di feto morto. Tra le donne alle quali era stata diagnosticata la gonorrea, meno comune ma più seria, è stato registrato un rischio doppio di parto prematuro. Lo studio non era limitato alle infezioni diagnosticate durante la gravidanza: oltre l’80% delle donne erano state visitate e sottoposte a trattamento prima della data stimata di concepimento. In entrambi i casi le donne hanno un rischio aumentato di parto prematuro spontaneo.

L’identikit della Clamidia
La Clamidia Trachomatis è un microrganismo che vive all’esterno del corpo umano e che provoca una serie di disturbi quando penetra nelle zone dei genitali maschili e femminili, a causa di un rapporto con un individuo infetto. Il disturbo è particolarmente subdolo: resta in silenzio per qualche tempo, senza dare segni di sé. Qualche settimana dopo il rapporto colpevole compaiono perdite di colore giallo-grigiastro, febbre e dolori addominali. La clamidiasi richiede una visita ginecologica con una certa urgenza. Il medico esegue un prelievo delle secrezioni mediante tampone – un semplice cotton fioc da appoggiare sulla mucosa. Se al microscopio appare la Clamidia, entrambi i partner devono sottoporsi a una cura a base di tetracicline ed eritromicina, antibiotici diretti contro il batterio. La clamidiasi non va trascurata: se l’infezione riesce a salire fino alle tube, in qualche caso, anche se raramente, può provocare aderenze tra le pareti di questi organi, causando sterilità.

La necessità di una prevenzione consapevole
I risultati dello studio dimostrano, purtroppo, una volta contratta questa infezione sessuale che il danno è compiuto: in altre parole, la clamidia va individuata e curata grazie a visite regolari dal ginecologo, ma prima di tutto non dovrebbe essere contratta. È insomma necessario esercitare una forma di prevenzione che parte prima di tutto da un corretto comportamento sessuale da parte di giovani e giovanissimi. Sono proprio le ragazze i soggetti più a rischio. Secondo lo studio, infatti, l’80% dei casi di clamidia sono segnalati nel gruppo di età fra 15 e 29 anni. Le regole suggerite dagli esperti australiani valgono anche per i nostri giovanissimi. È quindi importante rendere consapevoli le ragazze delle implicazioni che ci possono essere per le gravidanze che avranno in futuro. Si riconferma quindi il valore dell’uso del preservativo, l’unica barriera che impedisce lo scambio di germi attraverso i rapporti sessuali. È importante anche avere un rapporto di fiducia con il ginecologo o la ginecologa, per programmare visite regolari, essenziali per la difesa della fertilità di mamme e figlie.

Sahalima Giovannini

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