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Endometriosi sempre più diffusa

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Tra i sintomi: intensi dolori mestruali, variabilità del ciclo ed infertilità. In caso di gravidanza, la sintomatologia migliora. Diagnosi, prevenzione e rimedi dell’endometriosi.

Riguarda un numero sempre maggiore di donne: 14 milioni in Europa, di cui tre milioni solo nel nostro paese. I suoi sintomi sono dolori mestruali intensissimi, crampi addominali, disordini intestinali e difficoltà durante i rapporti. Stiamo parlando dell’endometriosi, una malattia dell’apparato genitale femminile che consiste in una crescita abnorme di endometrio, il tessuto che riveste la cavità uterina, al di fuori dell’utero stesso: attorno alle ovaie e tube, nella vagina, perfino nell’intestino. L’endometrio può anche favorire la formazione di vere e proprio cisti, alcune grosse come arance, attorno a questi organi.

La fertilità è a rischio
Il tessuto è soggetto alle variazioni ormonali tipiche le ciclo mestruale femminile: sotto lo stimolo degli ormoni femminili aumenta di spessore e si vascolarizza, proprio come succede ogni mese all’interno dell’utero che si prepara ad un’eventuale gravidanza. Se questo non avviene, l’endometrio si sfalda e hanno luogo le mestruazioni. Le parti di endometrio che si trovano al di fuori dell’utero reagiscono nello stesso modo. I disturbi legati al flusso sono quindi molto intensi: i dolori sono debilitanti, perché coinvolgono non solo l’utero ma anche la vescica, le ovaie e l’intestino. La perdita di sangue è più abbondante e in generale la donna avverte un malessere molto più intenso. I dolori legati all’endometriosi costituiscono già da soli un problema serio, perché possono impedire alla donna di condurre una vita normale e serena. La presenza di tessuto endometriosico crea inoltre uno stato infiammatorio negli organi interni che rendono i rapporti sessuali molto dolorosi. Si possono verificare quindi ripercussioni sulla vita di coppia. Inoltre, l’infiammazione può causare aderenza all’interno delle tube, rendendo difficoltosa e, a volte, del tutto impossibile il concepimento.

Le cause non sono ancora certe
Alla base dell’endometriosi esisterebbe una predisposizione genetica: lo sostiene un gruppo di ginecologi inglesi, che hanno riscontrato lo stesso tipo di alterazioni genetiche tra le donne colpite dalla malattia. Secondo altri esperti, il problema sarebbe dovuto a difese immunitarie fin troppo efficienti: queste causerebbero una produzione eccessiva di fattori infiammatori, responsabili dell’endometriosi. Le ultime ricerche degli esperti stanno indagando il ruolo degli inquinanti ambientali. Alcune sostanze che si trovano nell’ambiente, se ingerite, inalate o assorbite attraverso la pelle si comporterebbero come gli estrogeni, provocando quindi una stimolazione ormonale. Le sostanze considerate responsabili sarebbero, per esempio, quelle contenute in detersivi industriali, insetticidi e prodotti di cura personali, nella plastica, nei detersivi e in alcuni prodotti cosmetici. Questo spiegherebbe l’aumento dell’endometriosi soprattutto negli ultimi anni rispetto al passato.

Attenzione se si hanno forti dolori
Disturbi mestruali intensi, un flusso abbondante e dolori ai rapporti sessuali dovrebbe indurre una donna a una visita ginecologica approfondita, per escludere l’endometriosi. Il disturbo si diagnostica infatti soltanto in seguito alla valutazione di un esperto, con l’esame obiettivo, con l’ecografia di utero, ovaie, tube, vescica, intestino ed eventualmente con la risonanza magnetica. Attraverso un prelievo del sangue è possibile valutare il dosaggio di marcatori specifici, il Ca125 e il Ca19,9, che si presentano in quantità elevate nelle donne con endometriosi. La diagnosi deve comunque essere confermata da una biopsia effettuata tramite laparoscopia pelvica. La gravidanza sarebbe il sistema migliore per tenere sotto controllo l’endometriosi. Nei nove mesi e durante l’allattamento, la donna non è soggetta agli sbalzi ormonali che regolano l’avvicendarsi dei cicli mensili e che quindi causano l’endometriosi. Il miglioramento generale si avverte anche dopo la fine dell’allattamento.

Le possibile cure
Se, però, la fertilità è già in parte compromessa, è necessario ricorrere ad altri metodi. Si possono assumere farmaci, come analgesici e antinfiammatori, che però riescono a tenere sotto controllo solo i sintomi della malattia, come il dolore legato al flusso, il mal di testa e il malessere generalizzato. La pillola anticoncezionale, prescritta dal ginecologo, impedisce l’ovulazione e quindi la stimolazione ormonale sull’endometrio, limitando i disturbi. Se il disturbo è più serio, il medico può prescrivere farmaci come gli analoghi del GnRH, capaci di bloccare l’azione degli ormoni prodotti dalle ovaie. Vengono somministrati in forma di iniezione sottocute o intramuscolo, in genere nella dose di una ogni 28 giorni per 4-6 volte. Oltre alla gravidanza, una cura vera e propria consiste nella chirurgia laparoscopica. Gli strumenti chirurgici introdotti nell’addome, attraverso piccoli fori, asportano il tessuto in eccesso. L’intervento è in anestesia generale, dura una o due ore e la dimissione avviene due giorni dopo. È bene però precisare che l’endometriosi è una malattia con tendenza alle recidive: si può quindi presentare nuovamente, anche dopo l’intervento.

 

Giorgia Andretti

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