Affidare il proprio bambino ai nonni, oppure a una baby sitter, è una scelta che molte mamme compiono quando sono obbligate a non poter portare con se il proprio bambino, ma lo è ancor di più quando riprendono il lavoro, come alternativa al nido. È una scelta che rende molte donne più sicure: lasciare il bebè a una persona di assoluta fiducia, nell’ambiente protetto della casa, può rappresentare senz’altro una buona scelta, soprattutto nel primo anno di vita. Questo almeno fino a quando tra il bambino e la persona che lo segue non si instaura un rapporto speciale, fatto di consuetudine, quotidianità, giochi e, ovviamente affetto. E se la mamma, da un lato, è rassicurata nel vedere il proprio bambino felice e sereno con un’altra persona, dall’altro non può evitare di provare un po’ di gelosia.
È normale sentire una fitta al cuore, vedendo il proprio bambino che si lancia felice tra le braccia della nonna o della tata. Più complesso il rapporto con un’altra figura femminile, che si pone come un alter-ego della persona che, fino a pochi mesi fa, ha avuto un rapporto del tutto esclusivo e speciale con il bambino. La mamma vive la spiacevole sensazione che questa figura si frappone tra madre e figlio, contribuendo alla fine di quel rapporto speciale. È allora inevitabile la domanda: – Mi vorrà ancora bene come prima? La risposta è ovviamente sì! La mamma è mamma per sempre, anche se si allontana qualche ora per lavorare o per fare commissioni per la famiglia. Il distacco del rapporto esclusivo tra madre e figlio è destinato a verificarsi prima o poi, o, più esattamente, è destinato a modificarsi e ad evolversi, con la crescita del bambino e la maturazione della donna come madre. Prima o poi, infatti anche se dovrebbe essere il più tardi possibile l’allattamento al seno, per le mamme che allattano, cesserà e il piccolo imparerà a nutrirsi di altro. Il bambino imparerà a camminare da solo, a comunicare con gli altri, quindi a prendersi cura di sé. Il ruolo della mamma è appunto accompagnarlo in questa crescita e non c’è dimostrazione di amore più grande che permettergli di maturare e di aprirsi al mondo, trasformandosi, da neonato, a bambino, a ragazzo e infine ad adulto.
La presenza della nonna o della baby sitter e, più tardi, delle educatrici del nido, si colloca all’interno di questo percorso. Una donna torna al lavoro per tante ragioni: per necessità e per gratificazione personale, per riappropriarsi di un ruolo sociale, comunque per ragioni sempre più che valide. Tornare al lavoro non significa sottrarre del tempo prezioso al bambino: non saranno poche ore al giorno di assenza a incrinare un rapporto tra madre e figlio che mai nessuna baby sitter e nessuna nonna – nemmeno la più possessiva e agguerrita – potranno rovinare. Ovviamente la qualità del tempo che si dedica al figlio deve essere totalmente dedicata: una volta arrivata a casa, il bambino deve potersi sentire al centro delle attenzioni della madre. La spesa si può fare con comodo on line, quello che non può aspettare sono le coccole, i giochi, il lungo bagnetto rilassante e tanto tempo passato insieme, sfruttando ogni momento, come preparare gli indumenti per il giorno dopo. L’importante è che il bambino avverta la presenza della mamma come un completamento della propria giornata, come un momento meraviglioso che conclude le ore di attesa. Il rapporto con la mamma è destinato a crescere, quello con la nonna o la baby sitter è destinato inevitabilmente a ridursi almeno in parte. La presenza di altre figure affettive è comunque importante nella vita di un bambino e non va quindi ostacolata. C’è da chiedersi, piuttosto, se la gelosia della mamma non nasconda una scarsa autostima: in questo caso l’aiuto di uno psicologo può essere d’aiuto. Se, invece, maschera una insufficiente fiducia nelle capacità di gestione della nonna o della tata, sarà opportuno valutare l’iscrizione al nido.
Giorgia Andretti
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