Lo shareting, nuovo termine in uso da qualche mese in Europa, partorito dai termini ormai di uso quotidiano: Shareting – condivisione, e parenting – genitorialità. Il termine è salito alla ribalta lo scorso novembre quando la dott.ssa Carla Garlatti, Autorità Garante per i diritti dell’infanzia e l’adolescenza, ha posto il quesito al governo su come limitare la pubblicazione e diffusione delle immagini dei propri figli sui vari social.
Probabilmente se le persone che si soffermano a guardare le foto dei bambini pubblicate nei vari social dagli influencer più accreditati, sapessero che ogni foto diffusa arriva a rendere anche oltre 50.000 euro, forse imparerebbero a non aprire più le notizie degli influencer. La pubblicazione di una sola foto al mese di un influencer fa guadagnare tanto quanto ad una persona, con un reddito medio elevato deve lavorare un anno intero. E, non è tutto qua, le foto dei minori dovrebbero essere protette dai genitori, e non messe alla mercè di personaggi che di quelle stesse foto ne fanno ulteriori commerci illeciti, è sufficiente pensare alla pedopornografia. Non possiamo di certo dimenticare cosa dicono le statistiche ovvero: il 91% delle foto pubblicate dei minori mostrano volti di bambini da 0 a 5 anni. Solo per avere chiarezza, le immagini immesse in rete, resteranno incastonate lì per sempre, i bambini di oggi, domani da adulti continueranno a vedere le loro foto ben diffuse senza che nessuno chieda loro l’autorizzazione. Questo piccolo inconveniente potrebbe portare i bambini di oggi ad essere dei protagonisti di vicende spiacevoli domani dai dati personali resi pubblici fino all’adescamento in rete ed alla pedopornografia.
In Francia e in Europa si sta lavorando già da tempo su come limitare l’uso e l’abuso della condivisione delle immagini dei propri figli minori. Nel nostro paese circolano 91% di foto di minori rientranti nella fascia di età 5 anni. Altro dato incomprensibile e quello del numero dei genitori che condivide le foto dei propri figli su Facebook – il 98%. È bene rendere responsabili i genitori verso i figli su ogni aspetto della loro vita futura e per questo è necessario rendere gli adulti consapevoli dei danni cui l’esposizione delle foto dei figli in Rete può esporli. La maggior parte dei genitori che pubblica le foto dei propri figli lo fa su un account di social protetto, però sfortunatamente, le impostazioni sulla privacy offrono un falso senso di sicurezza. Tutto ciò che viene pubblicato anche su account chiusi può essere prelevato e ridistribuito a un pubblico più ampio, non dimentichiamoci che non appena si pubblica qualcosa online, si perde il controllo di quell’immagine potendo così finire nelle mani sbagliate. Per questo il Garante per la privacy pone il focus sui rischi collegati all’identità digitale dei minori e sullo sviluppo delle loro personalità future. Non possiamo dimenticare che una recente ricerca americana sostiene che il 50% delle foto che circolano sui social pedopornografici sono state originariamente pubblicate proprio dai genitori.
Rossi Lina
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