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Il valore della maschera

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Il Carnevale è, per i bambini, un appuntamento importante: vediamo insieme gli errori da evitare

La calzamaglia dell’uomo ragno nascosta sotto il cappottino, il vestitino sfavillante di una fatina sorridente, l’aria “tenebrosa” di poliziotti “bonsai” che inteneriscono i passanti. A Carnevale ogni scherzo vale, ma dietro la scelta di una maschera da parte di un bambino ci sono a volte motivazioni “serie”. La scelta di un maschera ha un valore importante, esprime un desiderio di identificazione non solo con il personaggio scelto, ma con quello che quel determinato personaggio rappresenta. Anche se non mancano eccezioni.

Il gioco della finzione
I bambini amano moltissimo cambiarsi i vestiti. Inizialmente scoprono il piacere di spogliarsi, più avanti quello di vestirsi. Soprattutto di vestirsi in modo diverso. Cambiare il proprio abitino o aggiungere degli accessori rappresenta per i piccoli una trasformazione di se stessi. Già all’approssimarsi dei due anni, la fantasia e la creatività reclamano con forza di essere espresse e, mutare la propria immagine per mezzo di un cambiamento esteriore, risponde perfettamente a questa necessità. Un vestito lungo e una collana della mamma evocano, nella fantasia della piccola “Cenerentola”, mondi fiabeschi in cui calarsi, così come una benda sull’occhio e una fascia sulla testa trasformano un ragazzino, ansioso di sentirsi eroico, in un pirata temerario.

Spazio alla fantasia
Calarsi in un “ruolo” permette dunque ai piccoli di esprimere pulsioni, desideri e sentimenti e in questo senso possono rivelarsi particolarmente utili le maschere confezionate a casa: lasciano spazio alla creatività e alla fantasia, consentendo ai bambini di decidere in quali panni mettersi e a quale particolare aspetto del personaggio da interpretare dare maggior rilievo. E’ chiaro che in questo inconsapevole esercizio di comunicazione con se stessi i bambini devono essere lasciati liberi di seguire il proprio istinto. Il discorso vale anche per la bambina che sceglie di mascherarsi in Peter Pan, o per il bambino che ama indossare le collane della mamma: i piccoli vanno rispettati nei loro desideri e nelle loro necessità espressive, senza volere a tutti i costi che indossino abiti “coerenti” o più vicini a regole per i bambini incomprensibili. Gli adulti possono indubbiamente proporre e collaborare alla realizzazione del desiderio, ma senza tentare di canalizzare in alcun modo la fantasia dei piccoli. Tantomeno con proposte che il più delle volte rischiano di rivelarsi controproducenti: maschere eccessivamente singolari o stravaganti potrebbero ad esempio creare disagio al piccolo nel momento in cui dovrà confrontarsi con i suoi coetanei. Il compito di mamma o papà in questa circostanza è esclusivamente quello di ascoltare le richieste del bambino e di confezionare per lui qualcosa che risponda il più possibile ai suoi desideri. E che, nei limiti del possibile, sia anche comodo: costumi troppo curati nei particolari rischiano di impedire i movimenti del piccolo che ad un certo punto della festa non potrà fare a meno di scatenarsi con gli altri bambini: che sia una damina o un guerriero ninja non fa molta differenza. Se i bambini, o più spesso le bambine, mostrano interesse, si può anche provare a rispolverare vecchie maschere utilizzate in passato da mamma o da chissà quale nonna. Il valore di una maschera è anche nel particolare significato che ad essa viene attribuito e ai piccoli quel valore sfugge meno di quanto pensino gli adulti.

Dietro la maschera… la pubblicità
A determinare il limite alla libertà espressiva dei più piccoli concorrono però anche altre realtà oltre al contesto familiare. I condizionamenti dei media e della moda lasciano spesso poco spazio alla debole volontà di un bambino di essere se stesso. E’ già raro che degli adulti sappiano prendere le distanze da ciò che la moda vorrebbe imporre, figurarsi un bambino! La scuola e la società in genere sono realtà in cui i piccoli, confrontandosi con gli altri, scoprono che si può essere aderenti ad un contesto o piuttosto diversi dalla maggioranza dei coetanei. Sulle regole di “adeguamento” alla società dettate da televisione e pubblicità, però, troppo spesso famiglia ed educatori hanno poca voce in capitolo e, troppo spesso, finiscono con l’accondiscendere. Per mancanza di tempo o per paura di generare nel bambino sentimenti di inadeguatezza rispetto agli altri, si finisce così con l’acquistare maschere più o meno costose che permettano di confrontarsi “adeguatamente” con gli altri sia sul piano economico che su quello del personaggio più in voga da rappresentare.

Ad ognuno il suo eroe
E’ chiaro quindi che, ove possibile, sarebbe bene accrescere nei figli il senso di indipendenza da tutto ciò in cui non si riconoscono in modo autonomo e di fortificare la loro personalità, cominciando proprio da occasioni come quella del Carnevale. Prima di comprare una maschera proviamo allora a chiedere al nostro bambino cosa vorrebbe rappresentare, chi vorrebbe essere e soprattutto perché. Chiediamogli di spiegarci cosa il personaggio prescelto possiede di così importante per lui, quali sono le virtù che gli appaiono più interessanti. Cerchiamo, insomma, attraverso il dialogo, di fare in modo che i nostri figli scelgano di essere soltanto ciò che veramente vorrebbero e che non diventino, piuttosto, mezzo di espressione della società dei consumi. Nel caso di maschere che rappresentano personaggi armati spieghiamo al piccolo il valore positivo, ammesso che ve ne sia uno, dell’eroe simboleggiato dal travestimento a prescindere dalla pistola o dalla spada che questi utilizza. Dopodiché non resta che accettare la sua scelta senza tentare di modificarla a tutti i costi: quasi mai i bambini accettano di scambiare un funghetto con Batman… Una volta deciso quale sia il personaggio che avrà l’onore di essere rappresentato dal piccolo in questo Carnevale, non rimane che procurarsi la sua divisa. Prima di acquistarla però meglio chiedere a parenti e amici che hanno avuto figli piccoli nel passato recente o presso i negozi dell’usato se per caso possono fornire in prestito la maschera desiderata dal bambino. Se l’esito è negativo e dobbiamo proprio acquistarla nuova, non ci limitiamo a rivolgerci al negozio sotto casa ma facciamo una piccola indagine preventiva: i prezzi di uno stesso oggetto, soprattutto nelle grandi città, variano a volte notevolmente da un magazzino all’altro. Ultimo consiglio: vietato tralasciare gli accessori: il pirata Jack Sparrow senza baffi rischierebbe di rivelare che dietro la maschera si cela, tutto sommato, un animo da… bambino.

Liberi di rifiutare la maschera
Non dimentichiamo, tuttavia, che la manifestazione dei propri modi di essere e delle passioni passa in alcuni casi, anche attraverso il rifiuto verso i travestimenti di ogni tipo. I bambini molto piccoli, ad esempio, a differenza dei più grandicelli, non accettano volentieri neanche il cambio di vestitini che, nelle prime fasi di crescita, equivale ad un mutamento delle abitudini. Il cambio di immagine genera talvolta insicurezza, mentre l’usato dà la certezza che tutto è rimasto immutato. Ci sono anche bambini più grandi che non amano il mascheramento, che faticano a “ritrovarsi” in quell’immagine sconosciuta di sé riflessa in uno specchio. Anche in questo caso non rispettarli, forzandoli ad indossare un costume non accettato, è un errore. La maschera non è indispensabile. E’ un divertimento se il bambino lo gradisce, ma può diventare un castigo immotivato, oltre che una causa di capricci infiniti, se il piccolo non vuole saperne di indossarla. Per fare Carnevale del resto bastano una trombetta, un cappellino ed un sacchetto colmo di coriandoli. E, naturalmente, una mamma ed un papà disposti a condividere scherzi ed allegria.

 

Paola Ladogana

 

Ha collaborato:
Dott.ssa Rosalba Trabalzini
Psichiatra – Psicoterapeuta- laureata in psicologia clinica

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