La maestra è il sostituto materno autorevole. Un dialogo sereno e costante tra le maestre e i genitori sono il primo passo per una proficua resa scolastica dei nostri figli.
I maestri di una volta? In classe dettavano legge, quando il maestro sgridava non volava una mosca. La sua punizione era una specie di onta e questo fino a nemmeno troppi anni fa. E adesso? Gli insegnanti hanno perso gran parte della loro posizione agli occhi dei ragazzi. La diretta conseguenza è che la loro autorità sembra venire sempre meno. Si è passati da un estremo all’altro in meno di un ventennio.Forse la causa è da ricercare nel diverso atteggiamento che la società e la famiglia hanno assunto nei confronti degli insegnanti e nell’eccessivo protezionismo nei confronti dei figli.
I risultati di anni di esperienza
La carenza di stima verso gli insegnanti può solo andare a discapito di un sereno apprendimento e della buona resa scolastica dei nostri ragazzi. Quando inizia un nuovo ciclo scolastico, gli alunni hanno bisogno di un clima di serenità attorno e, per realizzare queste condizioni, è necessario non solo un buon rapporto ma anche una reciproca considerazione tra gli insegnanti e le famiglie. E’ innegabile che tutti noi vorremmo per i nostri figli i maestri più preparati, più pazienti, più presenti ed in grado di stimolare e interessare, di mantenere la disciplina, di essere autorevoli ma soprattutto amabili. Cerchiamo di non perdere di vista la realtà: i nostri figli a scuola sono seguiti da professionisti preparati, arrivati dietro la cattedra dopo una dura selezione professionale e, probabilmente, con anni di esperienza alle spalle, maturata con lo scambio reciproco tra i tantissimi ragazzi seguiti nel tempo. Non dobbiamo mai dimenticare la professione del maestro, difficile e complicata, quando ci rapportiamo a loro. Evitiamo di giudicare su fatti e situazioni che conosciamo solo attraverso gli occhi dei nostri ragazzi. Impariamo quindi a rispettarli, sia come persone sia come professionisti.
Mai criticarli davanti ai figli
Se, talvolta, il metodo didattico o il modo di fare dell’insegnante non dovesse essere da noi condiviso, non commettiamo l’errore di criticarlo davanti ai bambini: sarebbe il primo passo per indurli in confusione. Per i più piccoli, infatti, gli adulti tutti e quindi i genitori, i docenti, gli istruttori sportivi rappresentano un’autorità che essi devono imparare a rispettare e anche a temere un pochino. L’adulto che riveste un ruolo rappresenta il primo abbozzo delle regole della società alle quali i nostri figli devono attenersi e imparare a rispettare. Se sentono che noi genitori critichiamo un loro insegnante, perché lo consideriamo antipatico o, peggio ancora, non all’altezza, in lui potrebbe crollare non solo la fiducia in quella persona, ma ci sarebbe l’avallo a non avere più rispetto per l’autorità. Autorità che ora è rappresentata dal maestro ma poi lo sarà del professore e più avanti dalle leggi sociali e civili, dalle forze dell’ordine, dalle norme del vivere comune. Vedere i genitori in accordo con gli insegnanti, insomma, per i nostri figli rappresenta un efficace e silenzioso metodo educativo.
L’importanza di mostrarsi solidali
Per i bambini il “muto accordo” che avvertono tra i genitori e la maestra si trasforma in una fonte di sicurezza. I bambini, soprattutto quelli in età della prima o seconda elementare, tendono ad affezionarsi molto agli insegnanti, proprio come se fossero un proseguimento della famiglia. Se il bambino avverte il disaccordo tra i genitori e l’insegnante, potrebbe sviluppare un senso di colpa e questo, a sua volta, potrebbe incidere sulla sua tranquillità sia a scuola sia in casa. Impariamo quindi a non esplicitare e tenere per noi eventuali critiche che, a torto o a ragione, vorremmo muovere agli insegnanti. Se abbiamo l’esigenza di parlare con i docenti dei nostri figli per esprimere il nostro dissenso, del resto, non mancheranno le occasioni per farlo: tutte le scuole organizzano incontri singoli tra gli insegnanti e le famiglie, per parlare del bambino. Se, poi, riteniamo di aver bisogno di un colloquio in più, segnaliamolo attraverso il diario di nostro figlio.
Un dialogo davvero costruttivo
Se possibile, limitiamoci ad un solo incontro supplementare con l’insegnante, durante il quale cerchiamo di esaurire tutti gli argomenti che ci stanno a cuore. Nel corso degli incontri evitiamo prima di tutto di “far perdere tempo” ai docenti dilungandoci sui particolari del carattere del nostro bambino o su aneddoti. I particolari, certo, sono preziosissimi per le famiglie, ma possono essere comunicati alle maestre in un contesto diverso, per esempio durante una gita e non in un colloquio quando il tempo è limitato e ci sono altri genitori che aspettano. Illustriamo le dinamiche con cui nostro figlio si rapporta con i coetanei, i fatti che riferisce dalla scuola, i racconti che ne fa, ma facciamolo soprattutto per far capire agli insegnanti come vive la scuola nostro figlio, quanto il loro metodo educativo e didattico sta avendo successo. Ascoltiamo loro, piuttosto, confrontando le loro parole con quanto sappiamo noi del nostro bambino: misuriamo la differenza, cerchiamo di capire e approfondire i punti di non accordo, senza ergerci a “difensori” dei nostri piccoli. Una critica di un insegnante è sempre costruttiva e deve far riflettere, non impensierire. Non dimentichiamo che, anche se in modo diverso, l’obiettivo della famiglia e della scuola è lo stesso: aiutare i ragazzi a crescere bene.
Giorgia Andretti