I compiti a casa aiutano i nostri bambini a sviluppare competenze organizzative

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I compiti a casa: croce per i ragazzini, non certo delizia per genitori, nonni e tate, insomma per coloro il cui ruolo è quello di supervisionare l’apprendimento. Mai come in questi ultimi anni i compiti a casa hanno stimolato tanti discorsi e sollevato tante polemiche. In Francia, i compiti sono stati addirittura aboliti. Nel nostro paese sono avversati non solo dagli alunni, come è ovvio, ma anche dalle mamme e dai papà, che li considerano una mossa astuta da parte delle insegnati per portarsi avanti nel programma. La mole dei compiti assegnati, inoltre, sarebbe un modo per affaticare ulteriormente i bambini già impegnati in molte altre attività pomeridiane extra-scolastiche.

Compiti sì, compiti no
A nostro modesto parere una moderata dose di lavoro a casa rappresenta un buon complemento del lavoro svolto in classe e, inoltre, è un modo per aiutare un bambino a crescere e a maturare, imparando così a diventare sempre più indipendente. Per trarre vantaggio dai compiti da svolgere a casa questi debbono iniziare fin dalla prima classe elementare. All’inizio, l’impegno dovrà essere ben calibrato all’età, come è giusto che sia: un disegno che raffiguri il migliore amico, il cucciolo di casa, le vacanze estive appena trascorse. Può essere la raccolta di foto, di conchiglie, di sassi colorati, souvenir delle vacanze; anche un piccolo lavoretto realizzato a mano, con l’aiuto del nonno o del papà. I compiti diverranno sempre più complessi con il passare del tempo: dalle semplici rappresentazioni per immagini si passerà alle prime parole da trascrivere, i primi calcoli semplici ed in seguito, più complessi.

Mai criticare l’operato delle maestre
I compiti assegnati ai nostri bambini, che siano pochi o tanti, come lamentano molti genitori, vengono assegnati in buona fede, in base alle regole del piano di offerta formativa. Di certo non sono – come lamentano tanti bambini – un sottile modo per torturare le famiglie o per far lavorare i piccoli a casa, rovinando di fatto il fine settimana. I compiti aiutano a “fissare” nella mente dei bambini quello che, a scuola, può non essere stato ben compreso, a causa della ancora scarsa capacità di concentrazione. Il lavoro dei compiti aiuta quindi a non restare indietro e, per i più grandicelli, già più maturi, viene ad offrire l’occasione per un ripasso quotidiano. L’ideale sarebbe completare i compiti ogni volta che vengono assegnati. Però, se capita l’imprevisto ed il bambino non può svolgerli a causa di una indisposizione fisica o perché ha dovuto partecipare a un evento in famiglia, sarà compito dei genitori scrivere una giustificazione, che spieghi come mai il bambino non ha potuto lavorare a casa. È bene ricordare che il non fare i compiti deve essere un caso eccezionale, non la regola: dallo svolgimento di queste semplici mansioni i nostri figli imparano il significato del termine “dovere”. Evitiamo di criticare le decisioni delle maestre nell’assegnare i compiti a casa. In qualunque modo possiamo pensarla come genitori, è bene non coinvolgere il bambino nelle nostre affermazioni. In questo modo i piccoli oltre a sentirsi rassicurati perché guidati da un unico modo di pensare da parte degli adulti, possono giovarsi del buon rapporto tra le sue insegnanti ed i suoi genitori.

L’ importanza di svolgerli da soli
I compiti a casa aiutano a crescere, ma sarà affettivamente così solo se vengono svolti in prima persona dai bambini. La mamma, il papà, i nonni o la tata possono, anzi devono motivare il bambino, permettendogli di svolgerli a sua discrezione, magari dopo un’oretta di giochi e corse nel parco o nel cortile per scaricare la tensione e liberare la mente, meglio ancora dopo una sana merenda con yogurt e frutta. A quel punto, con gentilezza si ricorderà al bimbo l’importanza di rispettare le istruzioni avute dall’insegnante e del suo dovere, come alunno, di rispettare giorno dopo giorno il lavoro il lavoro della maestra. Se il bambino si mostra recalcitrante, atteggiamento tipico di quasi tutti i ragazzini, si può scendere a un piccolo compromesso: se farà i compiti potrà restare dieci minuti in più nella vasca da bagno, oppure guardare la Tv per cinque minuti in più. E’ preferibile non promettere mai regali: un bambino non va premiato per quello che è solo il suo dovere. È bene anche resistere alla tentazione di fare i compiti seduti accanto a lui: se si abituerà ad essere seguito, non riuscirà a sviluppare un metodo di lavoro autonomo a scuola o quando è solo con se stesso davanti a libri e quaderni. È bene, invece, controllargli i compiti e fargli ripetere la lezione o la poesia, lodandolo con generosità quando avrà lavorato bene.

Giorgia Andretti

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