Pressione alta, ritenzione idrica e albumina nelle urine sono i segnali del problema che se non risolto può trasformarsi
in una eclampsia. Mamma e bambino potrebbero subirne gli esiti.
Durante la gravidanza possono verificarsi problemi legati ad un aumento della
pressione arteriosa. Questa, tuttavia, può essere espressione di fattori diversi: può trattarsi di una “ipertensione cronica”, cioè già presente nella
futura mamma prima del concepimento; di una ipertensione indotta dalla gravidanza, solo sporadica e destinata a sparire subito dopo il parto; oppure il
segnale dell’insorgere di una gestosi.
Che cosa è la gestosi
La gestosi, chiamata anche pre-eclampsia, è un disturbo
tipico della gravidanza ed è caratterizzata da pressione alta, ritenzione idrica (edema) e presenza di albumina nelle urine. Solitamente si evidenzia
tra la 20esima settimana di gestazione e la fine della prima settimana post-partum. E’ un disturbo da tenere sotto controllo sin dal subito, perché, se
non trattata adeguatamente, può trasformarsi in eclampsia conclamata: insorgenza di attacchi convulsivi fino al rischio di coma. La causa della gestosi
è sconosciuta . E’ più comune nelle gravidanze gemellari e nelle donne che mangiano in modo sbilanciato. Appare di solito nella prima gravidanza,
scomparendo nel giro di poche settimane dopo il parto. La gestosi si ripresenta più facilmente nella seconda gravidanza: se in occasione del primo
figlio si è trattato di un disturbo di media entità si ha una probabilità tra il 5 e il 10% che si ripresenti. Se si è trattato di un disturbo più serio
le probabilità salgono al 20-25%.
Come si diagnostica
La gestosi è caratterizzata non soltanto da valori di pressione
compresi tra 140/90, ma anche dalla Albiminuria (presenza di albumine nelle urine a causa di alterazioni renali) e da edema al viso o alle mani. Se è
presente inoltre mal di testa, fotofobia e scintillii, dolori addominali si è di fronte ad una problematica più severa che se non trattata
immediatamente può evolvere nella forma più grave chiamata eclampsia . In questo caso la pressione sanguigna è decisamente elevata e se il bambino non è
ancora nato può correre dei seri pericoli. I rischi sono quindi elevati sia per la mamma che per il feto. Fortunatamente soltanto l’uno per cento dei
casi di gestosi evolve in eclampsia.
Come si cura
Per la diagnosi della gestosi vengono effettuati tutti i test di
laboratorio che indicano la funzionalità epatica e renale e l’analisi della raccolta delle urine delle 24 ore per verificare la perdita totale delle
proteine. Il trattamento è teso a preservare la vita e la salute della madre e del feto. Nel caso di una gestosi moderata la futura mamma può essere
seguita anche ambulatorialmente: è fondamentale il riposo a letto (in quanto consente l’impiego ottimale del sangue in circolo da parte della placenta)
e una visita di controllo almeno ogni due giorni. Se le condizioni non migliorano deve essere considerato il ricovero in ambiente ospedaliero. Lo yoga,
la meditazione, l’omeopatia e l’agopuntura sono tutte cure efficaci per far scendere la pressione, anche nel caso siano comunque necessari dei farmaci
anti-ipertensivi. Prima della 34° e la 35° settimana di gravidanza si cerca di proseguire la gravidanza con tutti gli opportuni controlli, se
l’insorgenza del disturbo avviene dopo tale periodo è preferibile indurre il parto o considerare un parto cesareo. La pressione molto alta durante il
parto è spesso trattata con l’anestesia peridurale, che riduce la pressione arteriosa con pochi effetti sul bambino. Dopo il parto proseguono i
controlli della pressione arteriosa per evitare che si verifichi una eclampsia post partum. Mentre il bambino, se il parto indotto è stato prematuro,
viene trasferito per la necessaria assistenza nel reparto di neonatologia.
Anna Maria Vulpiani
Ginecologa