Il cyber-bullismo è un problema in costante aumento. Nel 2016, in Italia, i casi sono aumentati dell’8%. Per quanto riguarda il fenomeno del sexting, cioè la condivisione attraverso strumenti multimediali di immagini o video a contenuto sessuale, i dati mostrano che un adolescente su quattro lo ha praticato, la prima volta in un’età compresa tra gli undici e i dodici anni. Sono alcuni dei dati illustrati nel corso del seminario promosso da Regione Lombardia – Parlare di sexting a scuola. Un fenomeno da monitorare – in collaborazione con Ufficio scolastico regionale, Pepita Onlus e Casa Pediatrica Fatebenefratelli-Sacco, che ne hanno diffuso i dati.
La situazione non sta migliorando, quindi occorre una strategia su più fronti, a partire dalla prevenzione ovvero: informare e formare famiglie insegnanti e anche istruttori sportivi. Ed è necessario, come è stato ribadito nel convegno dal padre di una ragazzina che si è uccisa perché vittima del sexting, che chi viene preso di mira superi la paura, la vergogna e quella forma di pudore e di assurda lealtà che molti adolescenti hanno nei confronti dei compagni, anche di quelli bulli. È necessario fidarsi di qualcuno e se non si vuole parlare con i genitori si deve avere confidenza con un insegnante, con l’allenatore, con un amico più grande: il silenzio non aiuta anzi, fa perdere l’autostima e le conseguenze possono essere disastrose. Dal Senato sta anche per essere varata una legge sul cyber-bullismo, verranno messi in campo finanziamenti importanti, ma è essenziale anche partire dal cuore del problema: dai genitori, purtroppo, non sempre in grado di riconoscere i segnali del disagio sia della vittima ma anche del cyber-bullo.
Ecco allora dagli esperti un vero e proprio glossario per conoscere il fenomeno e per imparare a individuare un cyber-bullo. Lo ha fatto Stefano Lagona, psicoterapeuta specializzato nel trattamento delle nuove dipendenze. I segnali che possono lasciar intravedere un bullo online, sono cinque, secondo l’esperto:
L’esperto aggiunge che non esiste solo un tipo di bullismo on line, ma che ce ne possono essere anche otto.
Alcuni cyber-bulli utilizzano per le loro azioni disturbanti le molestie – harassment, ovvero la spedizione continua di messaggi di insulto volti a irritare la vittima come la denigrazione, cioè contenuti che hanno lo scopo di danneggiare la reputazione. Spesso, in questo caso, si fa ricorso anche alle exposure, cioè pubblicazione di informazioni private o imbarazzanti. I flaming sono messaggi provocatori con lo scopo di accendere scontri su web o chat. Altra tecnica è l’esclusione, ovvero il molestatore lavora per emarginare la vittima da un gruppo on line. Nei casi più gravi si arriva al cyber-stalking, ovvero l’invio ripetuto di denigrazioni minacciose mirate a incutere paura. Infine, il molestatore utilizza una impersonation, ovvero maschera la propria identità con un profilo neutro, ma frequente è anche il trickery un inganno finalizzato a ottenere la fiducia e poi condividere con altri le informazioni confidenziali. Sono parole non semplici, ma è importante che i genitori sappiano di che cosa si tratta per non essere tagliati fuori da un mondo in cui si parla un linguaggio capace di ferire i più deboli.
Giorgia Andretti