I figli crescono e la nostra meraviglia di pari passo

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I figli crescono e la nostra meraviglia di pari passo

Sarà una distorsione prospettica ma oggi sembra tutto più difficile, anche vedere i propri figli arrivare preparati per il prossimo compito in classe annunciato giorni prima.

Vederli costruire mattoncino dopo mattoncino le proprie competenze per materie notoriamente ostiche come la matematica – una passione per pochi – o il latino. I nostri lenti pomeriggi di studio non esistono più. Gli orari scolastici si sono mediamente allungati, la ripresa dopo la pausa pranzo è sempre lunga a rilassata, con il telefonino, con un libro, si allungano le sedute in bagno con tanto di libro e di telefonino. E poi ci sono le attività sportive…

Con Gabriele, per indole e forse, voglio crederlo, anche per coerenza ho scelto il solito approccio soft, che qualcuno potrà considerare di comodo. Sei grande, già alle medie ti gestivi compiti e relative note di demerito e a maggior ragione sarai responsabile dei tuoi risultati in prima liceo. Te l’hanno detto proprio tutti che al liceo si deve studiare tanto. Comunque, di più.  Quello che noi percepivamo con dovere e come sfida, però, molti ragazzi oggi lo vivono come fatica quasi fine a se stessa. Inutile puntare al massimo dei voti, si passa anche con il minimo. Quando mai dovrò trovarmi a ripassare anche dopocena in vista di un compito importante? Alle sette di sera il mio cervello si spegne, vuole diventare passivo, ha bisogno di relax e video divertenti in rete, di un libro pieno di avventure che mi faccia entrare in una dimensione parallela onirica, meno stressante, per ritemprarmi. Mi sono sentita perfino rinfacciare un pomeriggio di ben 4 ore filate di concentrazione, e in effetti non era mai successo prima. Quel pomeriggio è diventato il nuovo benchmark, la performance di riferimento, dell’estrema fatica.

Ecco che ritorna quel velato senso di colpa, mi chiedo se sia io ad essere oggettivamente poco presente – perché troppo stanca alla sera, perché a volte prometto verifiche e interrogazioni e invece poi nel dopocena anch’io preferisco rilassarmi col pargolo davanti alla Tv, finire su internet accanto a lui come fossimo due eterni adolescenti che galleggiano in un limbo virtuale, condividerci stupidaggini e frivolezze. Dico la verità: mi pare ingiusto dedicare il poco tempo di qualità a disposizione alle incombenze quando si può invece scherzare e sentire buona musica insieme. Sono momenti sempre più rari. La porta della sua stanza di solito resta chiusa. Studia, legge, messaggia. Di sicuro in modo scoordinato e poco organizzato, ma devo essere proprio sempre io ad organizzargli la vita?

Presa da questi interrogativi, lo chiamo per vedere se sta studiando.

– Stai facendo tutto il possibile, oggi, tesoro?  – tono paternalistico ma non troppo; in sottofondo se guardi bene ci trovi anche un bel mi fido di te;

– Così domani partiamo senza lo zaino –  metto entusiasmo nell’agognata ricompensa;

– Certo, madre – risposta pacata, sicura, che non è però indice di certezza, serve solo a tenermi buona, è la stessa che verrà sciorinata domani al prof di turno e probabilmente a se stesso dinnanzi al foglio bianco;

– Stasera quando arrivo farò una verifica a campione, per le materie di mia competenza, il resto al papà…

Già me lo vedo con in mano l’ultimo bestseller del Game of Thrones che gli hanno regalato i suoi amici a Natale. Fino a prova contraria, però, mi fido di lui. Se puoi passare rapidamente da un articolatissimo mondo virtuale di perfidi cavalieri a un mondo reale altrettanto perfido, esigente e complesso – in cui hai perfino accesso al video completo della decapitazione dell’ultimo marine da parte di Isis – certo che me lo sono visto tutto: mi piace sapere come stanno le cose! – così, in un battibaleno, in fondo non va poi così male. L’ultima parola l’avranno ovviamente i prossimi scrutini.

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