Capita spesso di sentire bambini e adolescenti lamentare dolori dislocati in varie aree del corpo. I genitori non sanno cosa fare e i pediatri, eliminate le cause più frequenti di dolorabilità riferite a malattie che riconoscono quel tipo di disturbo, ne cercano la causa tra indagini varie. Purtroppo nessun tipo di esame, sia ematochimico sia strumentale, approda a una diagnosi certa. Di un fatto abbiamo oggi la certezza: la fibromialgia colpisce soprattutto le donne, adulte e adolescenti. Di queste circa il 7% sono ragazze tra i tredici e i quindici anni e circa l’1% bambine. I ricercatori hanno cercato di collegare la fibromialgia ad altre condizioni di salute: problemi immunitari, endocrini, psicologici e biochimici, ma nessuno sa veramente quale sia la sua genesi. I sintomi possono far la loro comparsa dopo un trauma fisico, un intervento chirurgico, un’infezione o uno stress psicologico significativo. In altri casi, i sintomi si accumulano gradualmente nel tempo senza un singolo evento scatenante. Il disturbo tende a presentarsi nella stessa famiglia, anche se nessun gene è stato ancora individuato. La malattia è caratterizzata da dolore muscoloscheletrico diffuso accompagnato da problemi di affaticamento e stanchezza cronica, sonno disturbato spesso interrotto e riduzione del tono dell’umore. Gli specialisti ritengono che la fibromialgia amplifichi le sensazioni dolorose influenzando il modo in cui il cervello elabora i segnali del dolore, inoltre, i recettori del dolore sembrano sviluppare una sorta di memoria diventando sempre più sensibili, ovvero reagiscono in modo eccessivo ai segnali del dolore.
La fibromialgia causa dolorabilità diffusa, è presente sull’intero apparato muscolo scheletrico e nei tessuti molli che circondano le articolazioni. Proprio per questa caratteristica la fibromialgia fa parte di un gruppo di sindromi accumunate dal dolore muscoloscheletrico. Nei bambini e negli adolescenti è definita come sindrome fibromialgica primaria giovanile ma, se a questa condizione si associa anche l’artrite, è definita come sindrome fibromialgica secondaria giovanile. Per conoscerla dobbiamo partire dalla sintomatologia che si presenta con le seguenti caratteristiche:
La fibromialgia può essere influenzata e subire riacutizzazioni, a causa di variazioni climatiche con peggioramento del tempo atmosferico ed umidità e modificazioni ormonali nelle adolescenti, i sintomi tendono ad intensificarsi nel periodo del ciclo mestruali, stress psichici e fisici. Inoltre, il disturbo è così debilitante da far perdere la scuola, una media di tre giorni ogni mese oltre a isolare socialmente i ragazzi, infatti, con difficoltà riescono ad avere amici a causa delle loro condizioni. Inoltre, i ragazzi che già hanno ricevuto diagnosi di malattia reumatica, come l’artrite reumatoide o il lupus, hanno maggiori possibilità di sviluppare la fibromialgia. I criteri Yunus e Masi sono specifici per porre la diagnosi di fibromialgia giovanile, questa si basa sulla presenza di tutti i criteri principali, ovvero: dolore muscoloscheletrico generalizzato a tre o più siti per almeno tre mesi,
Assenza di una condizione o causa sottostante, risultati ematochimici normali, almeno cinque gruppi muscolari colpiti dalle algie. Ai criteri principali vanno aggiunti almeno tre criteri minori tra cui: Ansia o tensione cronica, Fatica, Disturbi del sonno, Mal di testa, Sindrome dell’intestino irritabile, Gonfiore soggettivo dei tessuti molli e Intorpidimento generalizzato.
Per impostare una terapia è necessario affidarsi a un team di specialisti tra cui: un reumatologo pediatrico, uno psichiatra specializzato in terapia cognitivo-comportamentale, un fisioterapista, un massoterapista. Ognuno metterà in campo una strategia terapeutica concordata in un unico schema.
I farmaci antidolorifici possono aiutare a ridurre il dolore, gli antidepressivi a migliorare il sonno e il dolore, purtroppo, questa classe di farmaci non sono adatti ai ragazzini e agli adolescenti, non possono essere prescritti ai ragazzi con meno di quattordici anni. In questi casi è utile lavorare con la Terapia Cognitivo-Comportamentale. La CBT è in grado di lavorare nel trattamento del dolore cronico ed è utile alla stabilizzazione del tono dell’umore e della conseguente disabilità. La Terapia Cognitivo-Comportamentale, attraverso la stimolazione delle attività piacevoli, la sostituzione dei pensieri negativi in positivi, e quella che viene definita una ristrutturazione cognitiva cerca di mettere il dolore e lo stress all’angolo. Alle sedute possono partecipare anche i genitori così da insegnare loro a sostenere e mantenere il cambiamento nei loro ragazzi. L’attività fisica è di fondamentale importanza, inizialmente l’esercizio fisico può aumentare il dolore, la regolarità, almeno bisettimanale diminuisce spesso i sintomi. Esercizi appropriati possono includere passeggiate, nuoto, ciclismo e aerobica in acqua. Un fisioterapista è sicuramente di aiuto a creare un programma di esercizi da fare a casa. Anche lo stretching, la buona postura e gli esercizi di rilassamento oltre al controllo della respirazione, sono utili. La terapia fisica e il massaggio con creme alla capsaicina possono alleviare alcuni dolori muscolari attraverso il caldo rilasciato dalle creme.
Dott. Rosalba Trabalzini
Medico psichiatra, psicologo clinico, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale
Con la collaborazione del
Prof. Andrea Arcieri, Dirigente Medico presso Azienda Ospedaliero-Universitaria Umberto I°
Docente presso Università Sapienza di Roma