Quando arriva la nota sul diario. Come rassicurarlo e parlarne insieme

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Quando arriva la nota sul diario. Come rassicurarlo e parlarne insieme

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Sono pochi, pochissimi, i bambini che arrivano alla fine dell’anno a casa con il diario o il quaderno della comunicazioni con soltanto i compiti, gli avvisi e, al limite, disegnini e steaker. La maggiori parte dei ragazzi non sono indenni dalla famigerata nota: quel paio di righe scritte di pugno dall’insegnante, in cui si dice che il bambino – ha chiacchierato durante la lezione o non ha portato tutti i compiti per casa. Arrabbiarsi con il bambino? Consolarlo? Andare a parlare con l’insegnante? Le reazioni possono essere le più diverse e dipendono dalla personalità del bambino e dei genitori, dal contenuto stesso della nota e, soprattutto, da come i genitori hanno vissuto gli anni della scuola e da come concepiscono il concetto di educazione.

Nota, il richiamo dell’insegnante
Partiamo dal termine stesso con cui viene definito, da sempre, questo richiamo all’attenzione dei genitori: nota. È un termine che fa un po’ paura, ma riflettiamo sul suo vero significato: nota significa solo – annotazione. È un modo per focalizzare l’attenzione della famiglia su un piccolo aspetto negativo della condotta scolastica del bambino: una questione solitamente di poco conto, come un compito dimenticato, un tono di voce troppo alto, un litigio con un compagno. Un episodio tutto sommato banale, che non merita certo una telefonata o, peggio ancora, una convocazione, ma che rileva un episodio degno di nota, una caratteristica del comportamento di un bambino. Durante i colloqui previsti nel corso dell’anno, infatti, genitori e insegnanti parleranno anche della condotta dell’alunno e in pagella ci sarà una sezione specifica dedicata a questo aspetto della resa scolastica. Eventuali richiami sotto forma di note, appunto, sono utili per mettere in luce alcuni aspetti non propriamente positivi, sui quali la famiglia e il bambino devono riflettere, nella consapevolezza che l’insegnante non fa scelte di questo tipo per mettere in difficoltà il bambino, ma per aiutarlo a crescere a scuola, anche dal punto di vista del comportamento.

Un modo per iniziare a far seguire le regole
Quando un bambino si inserisce nella società, a partire dal nido, inizia infatti a seguire regole che sono necessarie per la vita comunitaria e che possono essere più rigide rispetto a quelle apprese in casa, proprio perché si riferiscono allo stare insieme agli altri bambini. Inoltre, iniziano a mettere in relazione il bambino con la figura di un adulto superiore, per quanto affettuoso come una maestra. Le note mettono in evidenza quando il comportamento non è conforme alle regole stesse: se si chiacchiera troppo quando si deve osservare silenzio, se non sono stati svolti i compiti assegnati, se ci si è comportati male con un compagno. È quindi un modo, anacronistico per qualcuno, per dire – non farlo più, chiamando al tempo stesso i genitori in aiuto, per far prendere al bambino la consapevolezza che un determinato comportamento non va più seguito.

Non serve arrabbiarsi: meglio parlarne
Non è quindi il caso di arrabbiarsi con le insegnanti se il proprio bambino ha preso una nota: è un provvedimento soft, al quale va dato il giusto peso, nell’ottica di una maturazione comportamentale ed educativa del bambino. La nota va letta e firmata, vanno pacatamente chieste spiegazioni al bambino anche se, è bene ricordarlo, fornirà una versione tutta sua della vicenda. Discuterne è utile, senza sottoporre il bambino a un’inutile ramanzina: si deve cercare di capire il perché di un certo comportamento, spiegando al bambino che ormai è grandicello e quindi ci si aspetta da lui un atteggiamento più pacato e un maggior rispetto delle regole del vivere comune. Se il bambino dimostra di non essere consapevole del valore della nota, è bene insistere sul suo significato perché un avvertimento, per quanto soft, non va certo preso sottogamba. Se, al contrario, un bambino si dimostra triste o addirittura preoccupato per quel rimprovero scritto, è eventualmente il caso di parlarne con l’insegnante per chiarire la situazione che arreca disagio al bambino. E’ bene non dimenticare l’operato degli insegnanti: gli insegnanti non hanno l’obiettivo di punire o di terrorizzare i bambini, ma di gestirli al meglio, uno a uno, coltivando le caratteristiche individuali pur nel rispetto del gruppo. L’autorità dell’ insegnante va sempre rispettata anche se non si condividono alcune scelte: per questo è bene non criticarla davanti al bambino, ma tutt’al più si può chiedere un colloquio individuale. Per il bambino, infatti, i docenti devono sempre restare l’autorevolezza degna di rispetto: è la base anche per la loro vita futura.

Lina Rossi

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